Recensione di Lucy Ribchester per Festmag

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Arriva un punto, nel mezzo dello spettacolo Made in Ilva, in cui senti di star impazzendo anche tu. Allucinante il fatto che il performer Nicola Pianzola continua a ripetere ancora e ancora la “brutalizzazione” [del lavoro in fabbrica] mentre martella la gabbia metallica coi palmi delle mani (ormai sicuramente scorticati). Delirio col ritmo metallico che Pianzola suona, e col suo sguardo nervoso che calza a pennello con una luce stroboscopica bianca e rosso sangue. È come se questo [che investe lo spettatore] fosse l’effetto desiderato, poiché questa performance, con un solo attore in scena, mira a rendere omaggio alla comunità che vive nei pressi dello stabilimento Ilva e che risente delle esalazioni industriali, di un trattamento brutale e di condizioni inumane. Basandosi sulle testimonianze delle vittime, Pianzola si occupa di ricreare con precisione scientifica la distruzione sia della mente che del corpo […]